PERCHÉ NON DIMAGRISCO?: Ecco gli errori da evitare
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Questa domanda suona incessantemente nei tanti ambulatori di dietologia e mette sempre seriamente in difficoltà i nutrizionisti che, alla fin fine, concludono quasi sempre allo stesso modo: non dimagrisci perché non fai la dieta oppure pensi di seguire bene le regole alimentari, ma effettivamente sbagli qualcosa. Qui si apre l’eterno dilemma in campo nutrizionale: è il paziente che fallisce perché non riesce a seguire la dieta o è la dieta che fallisce perché non funziona sulle persone? Non bisogna essere ideologicamente dei moderati per capire che la risposta più plausibile sta proprio a metà strada! Ma è proprio questa “soluzione a metà strada” che alla fine non accontenta nessuno: significherebbe che la persona comunque qualcosa sbaglia nell’approccio alla dieta, ma anche che il nutrizionista ha le sue responsabilità. Ma se serenamente si accettasse questo compromesso, forse si potrebbe veramente assistere ad una invincibile alleanza tra paziente e nutrizionista al fine di sconfiggere il comune nemico, che è il peso superfluo. Alla fine invece, sia il nutrizionista che il paziente, durante il percorso dietologico, si dimenticano di questo nemico comune e mirano soprattutto a difendere le proprie posizioni, che, a ben vedere, sono uguali: “io sto facendo tutto bene ed è l’altro che sta sbagliando” oppure, quando non si vuole infierire sull’altro (che sia il paziente o il nutrizionista) si conclude che “è il metabolismo che è da buttare”. Poche settimane fa è uscito un articolo su un quotidiano nazionale che evidenziava come 15 dei 16 concorrenti del reality della rete televisiva NBC “The Biggest Loser” (in Italia “Sfida all’ultimo chilo”) nel tempo avevano ripreso tutti i chili persi. Stiamo parlando di tantissimi chili (il vincitore, per esempio, aveva perso ben 108 chili in 7 mesi), che, come sono andati via, con il tempo, sono pian piano ricomparsi. Di fronte a simili esperienze non si può non essere sconfortati: lo sconforto deve essere da entrambe le parti, pazienti e nutrizionisti. Nell’articolo in questione però, alla fin fine, quello che emergeva non era un’analisi obiettiva di quell’esperienza, in modo tale da trovare una possibile soluzione, una strategia, ma semplicemente la conclusione che quando si perde molto peso l’organismo reagisce con un meccanismo di difesa tale per cui tende a risparmiare energia e quindi il mantenimento del peso diventa difficile. Vero? Sì, è tutto vero, ma le cose non sono così semplici e immediate come l’articolo vuole farci credere: ancora una volta la notizia che passa è che “la colpa è del nostro metabolismo”, quando (tra le righe dell’articolo era molto evidente, ma era un “tra le righe” che può essere solo individuato da pochi!) invece, ancora una volta la responsabilità è sia del nutrizionista che del paziente. Cosa c’è che non va in una esperienza come quella trattata dal reality in questione? Innanzitutto c’è un errore di fondo nello stabilire chi sarà il vincitore: vince chi perde più peso. Ancora una volta, come avviene nella stragrande maggioranza delle diete, si sposta l’obiettivo, che non è più un obiettivo di padronanza (voglio imparare a gestire in modo corretto la mia alimentazione quotidiana in virtù di quello che sono, con il mio metabolismo, con la mia voglia di trasgredire, conservando il mio gusto per il cibo), ma diventa un obiettivo di prestazione (devo perdere peso e, cosa più importante, sarò anche premiato per questo). Il secondo errore è nelle tempistiche e nella dimensione degli obiettivi: vi sembra umanamente plausibile perdere più di 100 chili in 7 mesi? Ci vuole necessariamente un premio Nobel per comprendere che una perdita di questo genere sottopone l’organismo ad uno stress psico-fisico incredibile le cui conseguenze ancora oggi non sono conosciute alla perfezione?
Ma gli errori di approccio evidenziati dal reality non sono terminati qui. L’articolo in questione accennava come il vincitore (che, appunto, aveva poi riacquistato quasi tutti i chili) avesse iniziato a riprendere i chili quando aveva ricominciato a bere la birra: ha preso su subito 9 chili! Scusate, ma è evidente che io una domanda me la faccio: ma quanta birra ha ricominciato a bere? Al di là della domanda, una cosa emerge chiara: quest’uomo, durante tutto il periodo di dieta, non aveva assolutamente utilizzato il suo tempo per imparare a gestire un alimento che gli piaceva (in questo caso la birra), ma lo aveva semplicemente eliminato. Quando poi, una volta raggiunto il peso, ha ricominciato a “farsi le birre con gli amici” lo ha fatto secondo il suo gusto e la sua misura, che evidentemente erano sbagliati, semplicemente perché nessuno gli aveva spiegato come modulare gusto e misura. Ecco il vero problema: se vogliamo raggiungere un obiettivo siamo disposti a fare fuori la realtà, quello che siamo, quello che ci piace e ci illudiamo che 100 chili in meno ci possano poi permettere di essere persone differenti. Non è il peso che perdiamo che ci fa essere persone differenti. Possiamo essere persone differenti se approcciamo alla realtà con realismo e se ci facciamo aiutare per capire come sostenere nella quotidianità la nostra voglia di cibo: in un reality non dovrebbe vincere chi perde 100 chili in 7 mesi, ma chi, nella fatica di un percorso, riesce a perderne 100 in 5 anni, lentamente e costantemente e poi, di fronte ad una birra (o qualsiasi altro cibo che gli piace) sa esattamente cosa fare per gustarsi quel momento senza minimamente sentirsi in colpa o rovinare parte del lavoro.
Di una cosa potete stare assolutamente certi: se invece di perdere 100 chili in 7 mesi si fosse stabilito un obiettivo più realistico (magari 50 chili in 18 mesi), magari lavorando di più su come arrivare a gestire gli alimenti più critici e più trasgressivi, passando da momenti di insuccesso (che, al contrario di quello che si pensa, sono risorse importantissime) ad altri di estrema gratificazione ed euforia; se invece di ripetersi che “bisognava perder peso” si fosse quotidianamente lavorato su “come diventar padroni e non schiavi del proprio gusto”, non staremmo qui ancora a chiederci “perché non perdo peso” o non staremmo a commentare l’ennesima sconfitta della dieta incolpando il nostro metabolismo, ma staremmo invece a sorprenderci di come sia bello aver fatto dei piccoli passi in avanti, piccoli ma duraturi, nel lungo cammino dell’educazione alimentare. Abbasso i reality e viva il realismo.